Il Regime Forfettario è un’opzione fiscale vantaggiosa riservata alle piccole partite IVA, introdotta per semplificare la gestione delle imposte per i lavoratori autonomi, commercianti e artigiani con fatturati limitati.
Con la Legge di Bilancio 2024, sono stati apportati alcuni cambiamenti significativi, come l’innalzamento della soglia massima di ricavi a 85.000€, oltre la quale non si può accedere al regime. Questo sistema prevede l’applicazione di un’unica imposta sostitutiva che sostituisce l’IRPEF, addizionali e altre imposte.
Chi può aderire al Regime Forfettario?
Il Regime Forfettario è dedicato ai titolari di Partita IVA con ricavi o compensi annui fino a 85.000€. Questo regime si rivolge principalmente a liberi professionisti, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori che desiderano beneficiare di una gestione semplificata delle imposte.
I requisiti di accesso al Regime Forfettario
Per accedere al Regime Forfettario, bisogna rispettare specifici requisiti:
- Non superare il limite annuale di ricavi o compensi pari a 85.000€.
- Non aver sostenuto spese per collaboratori superiori a 20.000€ annui.
- Non aver percepito redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000€ lordi, se si mantiene un’attività subordinata.
Cause di esclusione dal Regime Forfettario
Alcuni soggetti non possono aderire al Regime Forfettario, tra cui:
- Coloro che esercitano attività tramite società di persone, associazioni o imprese familiari.
- Chi partecipa a società di capitali o enti commerciali.
- I contribuenti che effettuano in via esclusiva o prevalente cessioni di fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi.
Particolarità del Regime Forfettario
Il Regime Forfettario si distingue per la sua semplicità amministrativa. I contribuenti non sono soggetti a obblighi di registrazione contabile, come la tenuta dei registri IVA o dei libri contabili. Inoltre, i ricavi o compensi non subiscono l’applicazione dell’IVA, semplificando così le fatture. Un altro vantaggio è l’imposta sostitutiva unica, che racchiude tutte le principali imposte, come IRPEF, addizionali regionali e comunali.
Le tasse da pagare nel Regime Forfettario
Nel Regime Forfettario si paga un’imposta sostitutiva, che sostituisce l’IRPEF e le relative addizionali. La base imponibile si ottiene applicando un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi. L’aliquota dell’imposta sostitutiva è del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni per chi avvia una nuova attività. Inoltre, i contribuenti devono pagare i contributi previdenziali, che variano in base alla categoria professionale.
- Come nel primo anno, l’imposta sostitutiva si calcola applicando l’aliquota del 5% o del 15% al reddito imponibile. Tuttavia, dal secondo anno in poi, sarà necessario versare gli acconti per l’anno successivo, sulla base del reddito del primo anno.Ad esempio, se il reddito imponibile per il secondo anno è di 40.000€ con un coefficiente di redditività del 67%, si calcola così:
Reddito imponibile: 40.000€ * 67% = 26.800€
Imposta sostitutiva: 26.800€ * 5% = 1.340€
- **Calcolo degli accont
Come calcolare l’imposta e i contributi nel primo anno
Nel primo anno di attività, i contribuenti che aderiscono al Regime Forfettario beneficiano di una tassazione agevolata particolarmente vantaggiosa, che prevede un’aliquota ridotta al 5%. Questa aliquota si applica per i primi cinque anni di attività a condizione che l’impresa sia considerata “nuova”, ovvero non derivante dalla continuazione di attività preesistenti o non posseduta negli ultimi tre anni dallo stesso soggetto.
Passaggi per il calcolo dell’imposta
- Determinazione del reddito imponibile:
Il primo passo per calcolare l’imposta è determinare il reddito imponibile. Questo si ottiene applicando un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi percepiti nel corso dell’anno. Il coefficiente varia in base all’attività svolta e può andare dal 40% per alcune categorie fino all’86% per altre.Ad esempio, se un libero professionista genera ricavi per 40.000€, e il coefficiente di redditività per la sua categoria è del 78%, il suo reddito imponibile sarà:40.000€ * 78% = 31.200€ (Reddito Imponibile)
- Applicazione dell’imposta sostitutiva:
Una volta calcolato il reddito imponibile, l’imposta da versare si ottiene applicando l’aliquota agevolata del 5% per i primi cinque anni (o del 15% per chi non rientra nell’agevolazione). Usando l’esempio precedente:31.200€ * 5% = 1.560€ (Imposta sostitutiva da pagare)
- Contributi previdenziali:
Oltre all’imposta sostitutiva, è necessario calcolare anche i contributi previdenziali, che variano in base alla cassa previdenziale di appartenenza. Ad esempio, per i commercianti e artigiani iscritti all’INPS, il calcolo dei contributi prevede una quota fissa e una quota variabile in base al reddito.Supponiamo che la quota fissa annuale sia di 3.800€, e che oltre a questa si applichi una quota variabile del 24% per il reddito eccedente i 15.000€:Reddito eccedente: 31.200€ - 15.000€ = 16.200€
Quota variabile: 16.200€ * 24% = 3.888€
Contributi totali: 3.800€ (quota fissa) + 3.888€ (quota variabile) = 7.688€
Pertanto, l’importo complessivo da versare nel primo anno per imposte e contributi sarà:
Imposta sostitutiva: 1.560€
Contributi previdenziali: 7.688€
Totale da versare: 9.248€
Quando si versano imposte e contributi?
Il versamento delle imposte e dei contributi nel Regime Forfettario avviene principalmente in due momenti distinti:
- Acconti: Gli acconti sono versamenti anticipati che il contribuente effettua per coprire l’imposta sostitutiva e i contributi previdenziali dell’anno successivo. Questi acconti vengono calcolati sulla base dell’imposta e dei contributi dovuti per l’anno precedente.Gli acconti sono suddivisi in due rate:
- Prima rata (40%): Scadenza il 30 giugno (insieme al saldo dell’anno precedente).
- Seconda rata (60%): Scadenza il 30 novembre.
Ad esempio, se nel 2023 l’imposta sostitutiva è stata di 1.500€, il contribuente dovrà versare in acconto per il 2024:
Prima rata: 1.500€ * 40% = 600€
Seconda rata: 1.500€ * 60% = 900€
- Saldo: Il saldo delle imposte e dei contributi dell’anno precedente viene pagato alla fine del periodo d’imposta, generalmente entro il 30 giugno dell’anno successivo. Ad esempio, il saldo per l’anno 2023 sarà pagato entro il 30 giugno 2024.Questo sistema di acconti e saldo permette ai contribuenti di ripartire il pagamento delle imposte in modo più agevole, evitando di versare l’intero importo in un’unica soluzione.
Contributi previdenziali
Per quanto riguarda i contributi previdenziali, il meccanismo di pagamento è simile a quello delle imposte. I contributi sono versati attraverso acconti calcolati sul reddito imponibile dell’anno precedente, con il saldo che viene versato entro il 30 giugno dell’anno successivo.
Calcolo dell’imposta per il secondo anno nel Regime Forfettario
Nel secondo anno di attività all’interno del Regime Forfettario, i meccanismi di calcolo dell’imposta e dei contributi restano invariati, ma subentrano alcune differenze rispetto al primo anno, in particolare per quanto riguarda gli acconti.
- Determinazione dell’imposta sostitutiva:
Come nel primo anno, l’imposta sostitutiva si calcola applicando l’aliquota del 5% o del 15% al reddito imponibile. Tuttavia, dal secondo anno in poi, sarà necessario versare gli acconti per l’anno successivo, sulla base del reddito del primo anno.Ad esempio, se il reddito imponibile per il secondo anno è di 40.000€ con un coefficiente di redditività del 67%, si calcola così:Reddito imponibile: 40.000€ * 67% = 26.800€
Imposta sostitutiva: 26.800€ * 5% = 1.340€
- Calcolo degli acconti: Gli acconti per il terzo anno si baseranno sull’imposta sostitutiva calcolata per il secondo anno. Se, ad esempio, l’imposta sostitutiva nel secondo anno è pari a 1.340€, gli acconti per il terzo anno saranno:
Prima rata: 1.340€ * 40% = 536€
Seconda rata: 1.340€ * 60% = 804€
- Versamento del saldo:
Alla fine del secondo anno, entro il 30 giugno dell’anno successivo, si dovrà pagare il saldo per le imposte e i contributi del secondo anno, e successivamente gli acconti per l’anno successivo. - Contributi previdenziali:
Come nel primo anno, anche nel secondo anno i contributi previdenziali sono calcolati sul reddito imponibile. Se il reddito imponibile è di 26.800€, e la soglia minima per i contributi variabili è 15.000€, il calcolo sarà simile a quello del primo anno:Reddito eccedente: 26.800€ - 15.000€ = 11.800€
Quota variabile: 11.800€ * 24% = 2.832€
Contributi totali: 3.800€ (quota fissa) + 2.832€ (quota variabile) = 6.632€
Il meccanismo di acconti e saldo, insieme alla semplificazione del Regime Forfettario, rende più agevole la gestione delle imposte e dei contributi nel corso degli anni, offrendo vantaggi concreti per le piccole partite IVA.
Regime Forfettario per commercianti: tasse e contributi
Il Regime Forfettario rappresenta una delle opzioni più vantaggiose per i commercianti che desiderano semplificare la gestione fiscale della propria attività. Grazie a una tassazione ridotta e a una serie di semplificazioni amministrative, i commercianti che rientrano nei requisiti possono ottenere notevoli risparmi in termini di imposte e contributi.
Come funzionano le tasse per i commercianti?
I commercianti che aderiscono al Regime Forfettario devono pagare una imposta sostitutiva che prende il posto di IRPEF, addizionali regionali e comunali, e IRAP. L’aliquota di questa imposta è del 15% sul reddito imponibile, ridotta al 5% per i primi cinque anni se l’attività è nuova.
Il calcolo del reddito imponibile avviene applicando un coefficiente di redditività ai ricavi, che per i commercianti è fissato al 40%. Questo coefficiente determina la percentuale dei ricavi considerata imponibile, mentre il resto viene automaticamente dedotto.
Ad esempio, se un commerciante incassa 50.000€ nel corso dell’anno, il calcolo sarà il seguente:
Ricavi: 50.000€
Coefficiente di redditività: 40%
Reddito imponibile: 50.000€ * 40% = 20.000€
Imposta sostitutiva (15%): 20.000€ * 15% = 3.000€
Contributi previdenziali per commercianti
Oltre all’imposta sostitutiva, i commercianti iscritti all’INPS devono versare i contributi previdenziali. La gestione previdenziale per i commercianti prevede una quota fissa annuale e una quota variabile calcolata sul reddito imponibile eccedente una determinata soglia, che generalmente è fissata a 15.000€.
- Quota fissa: Questo importo è dovuto indipendentemente dal reddito prodotto e si aggira intorno ai 3.800€ annui.
- Quota variabile: Si applica una percentuale del 24% al reddito eccedente i 15.000€.
Esempio: Se un commerciante ha un reddito imponibile di 20.000€, i contributi previdenziali saranno così calcolati:
Quota fissa: 3.800€
Reddito eccedente: 20.000€ - 15.000€ = 5.000€
Quota variabile: 5.000€ * 24% = 1.200€
Totale contributi: 3.800€ + 1.200€ = 5.000€
Deduzione dei contributi
Uno dei vantaggi del Regime Forfettario è che i contributi previdenziali versati sono deducibili dal reddito imponibile. Quindi, nell’esempio precedente, se i contributi versati ammontano a 5.000€, il reddito imponibile sarà ridotto di tale importo:
Reddito imponibile originario: 20.000€
Contributi dedotti: 5.000€
Nuovo reddito imponibile: 20.000€ - 5.000€ = 15.000€
Nuova imposta sostitutiva: 15.000€ * 15% = 2.250€
Esempi pratici di calcolo dei contributi per artigiani
Gli artigiani iscritti all’INPS hanno un regime previdenziale simile a quello dei commercianti. Anche per loro si applica una quota fissa e una quota variabile. Vediamo un esempio pratico di calcolo per un artigiano che ha ricavi annui pari a 45.000€.
- Calcolo del reddito imponibile: Per gli artigiani, il coefficiente di redditività è fissato al 67%. Applicando questo coefficiente ai ricavi:
Ricavi: 45.000€
Coefficiente di redditività: 67%
Reddito imponibile: 45.000€ * 67% = 30.150€
- Calcolo dei contributi previdenziali:
- Quota fissa: 3.800€
- Quota variabile: Si applica una percentuale del 24% sul reddito eccedente i 15.000€:
Reddito eccedente: 30.150€ - 15.000€ = 15.150€
Quota variabile: 15.150€ * 24% = 3.636€
Totale contributi: 3.800€ + 3.636€ = 7.436€
- Deduzione dei contributi: Anche per gli artigiani, i contributi previdenziali sono deducibili dal reddito imponibile. Deducendo i contributi versati dal reddito imponibile:
Reddito imponibile originario: 30.150€
Contributi dedotti: 7.436€
Nuovo reddito imponibile: 30.150€ - 7.436€ = 22.714€
Infine, applicando l’imposta sostitutiva del 15%:
Imposta sostitutiva: 22.714€ * 15% = 3.407€
Gestione delle vendite e acquisti all’estero nel Regime Forfettario
Il Regime Forfettario presenta alcune particolarità quando si tratta di gestire vendite e acquisti internazionali. Sebbene sia un regime fiscale semplificato, esistono regole specifiche per chi effettua operazioni con l’estero.
Vendite all’estero
I soggetti che operano nel Regime Forfettario possono vendere beni e servizi all’estero senza particolari complicazioni. Tuttavia, è importante ricordare che, essendo esonerati dall’applicazione dell’IVA, devono emettere fatture senza IVA anche per le vendite internazionali.
Per le vendite intracomunitarie (all’interno dell’Unione Europea), il contribuente deve comunque essere iscritto al VIES (Sistema di scambio di informazioni sull’IVA) e indicare in fattura che l’operazione è non imponibile ai sensi della normativa IVA comunitaria.
Ad esempio, se un commerciante italiano in regime forfettario vende merce a un cliente in Germania, dovrà emettere una fattura priva di IVA, specificando che si tratta di un’operazione non imponibile ai sensi dell’articolo 41 del D.L. n. 331/1993.
Acquisti all’estero
Gli acquisti intracomunitari (da fornitori situati in altri Paesi UE) e extra-UE sono soggetti a regole specifiche nel Regime Forfettario:
- Acquisti intracomunitari: Gli acquisti di beni dall’Unione Europea superiori a 10.000€ nell’anno solare devono essere comunicati all’Agenzia delle Entrate attraverso il modello INTRA. Anche in questo caso, l’acquisto è esente da IVA.
- Acquisti extra-UE: Per gli acquisti da Paesi extra-UE, il contribuente forfettario non è tenuto ad applicare l’IVA sugli acquisti, ma può comunque essere soggetto a dazi doganali o altre imposte indirette.
Regime Forfettario e operazioni con l’estero
Le operazioni con l’estero richiedono comunque la compilazione di modelli specifici, come il modello INTRA per gli acquisti intracomunitari e la dichiarazione doganale per gli acquisti extra-UE. Anche se il contribuente forfettario è esonerato da molte formalità legate all’IVA, deve comunque tenere traccia delle operazioni con l’estero per garantire la corretta gestione fiscale.
L’approccio semplificato del Regime Forfettario si conferma anche in caso di operazioni internazionali, offrendo ai piccoli commercianti e artigiani la possibilità di gestire le loro attività con l’estero in modo agile, senza le complessità burocratiche normalmente associate al regime ordinario.
Differenze tra Regime Forfettario e Regime Semplificato
Il Regime Forfettario e il Regime Semplificato sono due sistemi fiscali utilizzati dalle piccole imprese e dai professionisti per agevolare la gestione fiscale. Vediamo le principali differenze tra questi due regimi:
- Soglia di Ricavi:
- Il Regime Forfettario è destinato ai contribuenti con un fatturato annuale massimo di 85.000 euro. Superare questo limite comporta l’uscita automatica dal regime.
- Il Regime Semplificato, invece, è disponibile per le imprese che non superano i 500.000 euro di ricavi per le attività di commercio e 400.000 euro per le attività di servizi.
- Modalità di Tassazione:
- Nel Regime Forfettario, l’imposta è calcolata applicando un’aliquota fissa (normalmente il 15% o il 5% nei primi 5 anni di attività) su una percentuale dei ricavi, determinata sulla base del codice ATECO.
- Nel Regime Semplificato, l’imposta è calcolata in base ai ricavi meno i costi effettivi sostenuti, utilizzando le aliquote IRPEF progressive.
- Deduzione dei Costi:
- Nel Regime Forfettario, non è possibile dedurre i costi effettivi; al contrario, si applica un coefficiente di redditività (basato sul tipo di attività) che determina l’importo imponibile su cui calcolare l’imposta.
- Nel Regime Semplificato, i costi reali sostenuti possono essere dedotti dai ricavi, permettendo una maggiore flessibilità nel calcolo dell’imposta da pagare.
- IVA:
- I contribuenti del Regime Forfettario sono esenti dall’applicazione dell’IVA nelle fatture e non possono detrarre l’IVA sugli acquisti.
- Nel Regime Semplificato, i soggetti sono tenuti ad applicare l’IVA e a presentare le relative dichiarazioni IVA trimestrali o annuali.
- Adempimenti Contabili:
- Il Regime Forfettario è molto semplificato in termini di contabilità, non richiede la tenuta di libri contabili complessi.
- Il Regime Semplificato richiede la tenuta di una contabilità semplificata, che include la registrazione di fatture, ricavi e costi.
- Contributi Previdenziali:
- Nel Regime Forfettario, i contributi previdenziali possono essere ridotti del 35% per coloro che sono iscritti alla Gestione Separata o alla gestione artigiani/commercianti dell’INPS.
- Nel Regime Semplificato, non sono previste riduzioni particolari, e i contributi sono calcolati in base ai ricavi effettivi.
Come aderire al Regime Forfettario
Aderire al Regime Forfettario è un processo semplice, ma richiede il rispetto di alcuni requisiti e il completamento di procedure formali. Ecco i passaggi principali:
- Verifica dei Requisiti di Accesso:
Prima di aderire, è importante verificare di soddisfare i seguenti requisiti:- Il fatturato dell’anno precedente non deve superare gli 85.000 euro.
- Non si deve aver percepito redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro.
- Non si può essere soci di società di persone o SRL che svolgono attività simili.
- Non si deve esercitare attività incompatibili, come l’esercizio di alcune professioni.
- Inizio dell’Attività:
Per chi inizia una nuova attività, l’adesione al Regime Forfettario può essere indicata direttamente in fase di apertura della Partita IVA, attraverso il modello AA9/12. In questo caso, sarà sufficiente barrare l’opzione “regime forfettario” nel modulo di dichiarazione inizio attività. - Comunicazione all’Agenzia delle Entrate:
Per chi ha già una Partita IVA, è possibile passare al Regime Forfettario entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui si intende aderire. La scelta si effettua comunicandola nella prima dichiarazione dei redditi successiva all’adozione del regime. - Durata dell’Adesione:
Una volta entrati nel Regime Forfettario, si rimane in tale regime fino a quando si soddisfano i requisiti. Qualora uno dei requisiti venga meno (es. superamento del limite di fatturato), si deve uscire dal regime e passare a uno ordinario a partire dall’anno successivo.
Come funziona l’imposta sostitutiva al 5%
Una delle principali attrattive del Regime Forfettario è la possibilità, per chi avvia una nuova attività, di beneficiare dell’imposta sostitutiva al 5% per i primi cinque anni di attività. Ecco come funziona:
- Requisiti per l’Imposta Sostitutiva al 5%:
Per accedere all’aliquota ridotta del 5%, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:- Non aver esercitato, nei tre anni precedenti, attività d’impresa, arti o professioni, né in forma individuale né in qualità di collaboratore o socio di un’impresa.
- Non proseguire un’attività già svolta da un altro soggetto che non ha cessato la sua attività.
- L’attività che si va a svolgere non deve essere una prosecuzione di una precedente attività lavorativa svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (salvo casi specifici come la trasformazione in ditta individuale).
- Base Imponibile:
L’imposta sostitutiva viene applicata sul reddito determinato secondo il coefficiente di redditività, specifico per ciascun settore di attività, riducendo quindi i ricavi in base alla percentuale di costi stimati. - Aliquota Ridotta:
Per i primi cinque anni di attività, l’imposta sostitutiva applicata è pari al 5% del reddito imponibile. Dopo il quinto anno, l’aliquota sale al 15%. - Convenienza dell’Imposta Sostitutiva:
L’imposta sostitutiva al 5% è molto vantaggiosa rispetto ai regimi ordinari di tassazione, che prevedono aliquote progressive fino al 43%. Inoltre, l’imposta sostituisce le imposte tradizionali come IRPEF, addizionali regionali e comunali, e IRAP.
L’imposta sostitutiva è quindi uno degli strumenti fiscali più agevolati per chi desidera avviare una nuova attività, grazie alla sua semplicità e convenienza economica, soprattutto nei primi anni di attività.
Riduzione dei contributi INPS del 35% nel Regime Forfettario
Una delle agevolazioni più rilevanti del Regime Forfettario riguarda la possibilità di ottenere una riduzione dei contributi INPS del 35%, un’opportunità particolarmente vantaggiosa per professionisti, artigiani e commercianti iscritti alle gestioni previdenziali. Questa misura mira a incentivare l’avvio di nuove attività e a sostenere economicamente i piccoli imprenditori che scelgono di operare con questo regime fiscale semplificato. Vediamo nel dettaglio come funziona la riduzione dei contributi INPS e chi può beneficiarne.
Chi può richiedere la riduzione del 35%
La riduzione dei contributi INPS è riservata a chi:
- È iscritto alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS o alla Gestione Separata;
- Ha aderito al Regime Forfettario;
- Non ha optato per la contribuzione a percentuale (ad esempio nel caso di chi opera con partita IVA in alcune casse professionali).
La riduzione non è automatica: per usufruirne è necessario presentare una domanda all’INPS attraverso la sezione dedicata del portale. Una volta accettata, la riduzione si applica a tutti i contributi previdenziali da versare.
Come si calcola la riduzione
La riduzione dei contributi consiste in una decurtazione del 35% sull’importo dei contributi fissi dovuti dagli iscritti alla gestione artigiani o commercianti. Ad esempio, se i contributi dovuti senza la riduzione ammontano a 3.000 euro l’anno, con la riduzione del 35%, si verserebbero soltanto 1.950 euro.
Questa agevolazione non influisce sulla futura pensione, poiché i contributi ridotti vengono considerati interamente validi ai fini del calcolo pensionistico.
Limiti e considerazioni
È importante ricordare che la riduzione dei contributi è accessibile soltanto a chi aderisce al Regime Forfettario e che tale beneficio si applica solo ai contributi fissi, mentre la quota variabile (in percentuale sui redditi che eccedono il minimale di reddito) non beneficia di alcuna riduzione. Inoltre, per richiedere la riduzione, non è necessario essere neoimprenditori: chiunque aderisca al regime può farlo, indipendentemente dall’anzianità della propria attività.
Cosa succede se si supera la soglia degli 85.000€
Uno dei requisiti principali per mantenere l’adesione al Regime Forfettario è il rispetto della soglia di ricavi o compensi, fissata attualmente a 85.000 euro. Superare questo limite comporta delle conseguenze fiscali e contributive, sia nel corso dell’anno che a partire dall’anno successivo.
Effetti nell’anno di superamento
Se i ricavi o i compensi superano la soglia degli 85.000 euro, ma non oltrepassano i 100.000 euro, il contribuente rimane nel Regime Forfettario per l’anno in corso, ma dovrà passare automaticamente al regime ordinario a partire dall’anno successivo. Questo significa che:
- L’anno in cui viene superata la soglia si continua a beneficiare delle semplificazioni e delle agevolazioni del Regime Forfettario, compresa l’imposta sostitutiva;
- A partire dall’anno successivo, si dovrà adottare il Regime Ordinario (o semplificato, a seconda del volume di ricavi), e di conseguenza si dovranno applicare le normali aliquote progressive IRPEF, presentare la dichiarazione IVA e rispettare i relativi adempimenti fiscali.
Se i ricavi superano i 100.000 euro, il contribuente dovrà abbandonare il Regime Forfettario immediatamente e applicare, da subito, la tassazione ordinaria sul reddito eccedente. In pratica, il fatturato fino a 85.000 euro verrà tassato con l’aliquota sostitutiva del 15% (o 5%), mentre la parte eccedente verrà tassata con le aliquote ordinarie previste dall’IRPEF.
Conseguenze operative
Il passaggio al regime ordinario comporta anche l’obbligo di adempimenti aggiuntivi:
- Registrazione dell’IVA: dal momento in cui si supera la soglia di 85.000 euro, si sarà tenuti a emettere fatture con IVA, con obbligo di registrazione e liquidazione periodica.
- Contabilità: sarà necessario tenere una contabilità ordinaria, con registrazione di ricavi e costi, e rispettare gli obblighi di bilancio previsti per il regime scelto (semplificato o ordinario).
La gestione dei conti correnti esteri per Partite IVA forfettarie
Le Partite IVA in regime forfettario possono gestire conti correnti esteri, ma devono rispettare alcune regole fondamentali per evitare problemi con il fisco. L’utilizzo di conti bancari fuori dall’Italia è perfettamente legale, tuttavia richiede attenzione dal punto di vista della normativa fiscale.
Obblighi fiscali per i conti esteri
Chiunque detenga un conto corrente o altre attività finanziarie all’estero, anche se soggetto al Regime Forfettario, è obbligato a:
- Dichiarare il conto corrente estero nella dichiarazione dei redditi tramite il quadro RW del modello Redditi. Questo obbligo è valido anche se il conto corrente non produce interessi o se viene utilizzato solo per gestire flussi di denaro collegati all’attività.
- Versare il IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero), che corrisponde al 2‰ del valore medio annuale del conto corrente estero. L’IVAFE non si applica ai conti correnti il cui valore medio annuo non supera i 5.000 euro.
Vantaggi e svantaggi
Avere un conto corrente estero può essere conveniente per chi svolge attività internazionali, ad esempio per la gestione di pagamenti da clienti stranieri, ma richiede un’attenta gestione fiscale. In caso di omessa dichiarazione del conto, il contribuente rischia sanzioni piuttosto elevate, che variano dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato, con incrementi se il conto è in un paese considerato “blacklist”.
Operatività del conto estero per le Partite IVA
L’operatività di un conto estero per una Partita IVA forfettaria non differisce in modo sostanziale da quella di un conto italiano. Il titolare della partita IVA può utilizzarlo per:
- Ricevere pagamenti da clienti internazionali;
- Effettuare pagamenti ai fornitori esteri;
- Tenere separati i fondi personali da quelli aziendali, utile per la gestione di attività internazionali.
In sintesi, la gestione di un conto corrente estero è ammessa per i forfettari, ma è fondamentale dichiararlo correttamente e rispettare gli obblighi fiscali previsti per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate.
Quando è obbligatoria la fatturazione elettronica nel Regime Forfettario?
La fatturazione elettronica è diventata un obbligo per molte categorie di lavoratori autonomi e imprenditori, ma ci sono alcune specifiche particolarità per chi aderisce al Regime Forfettario. Nel corso del 2022, le normative in materia di fatturazione elettronica sono state aggiornate, introducendo nuove regole anche per i contribuenti forfettari.
Fatturazione elettronica per i forfettari
Fino al 1° luglio 2022, chi operava in Regime Forfettario non era obbligato a emettere fattura elettronica. Tuttavia, con il Decreto PNRR 2 (Decreto Legge n. 36/2022), è stato introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica anche per i forfettari, con alcune eccezioni e scaglioni:
- Dal 1° luglio 2022, l’obbligo di fatturazione elettronica è stato esteso ai forfettari che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi o compensi superiori a 25.000 euro.
- Dal 1° gennaio 2024, l’obbligo sarà esteso a tutti i contribuenti forfettari, indipendentemente dal volume di ricavi o compensi.
Questo significa che dal 2024, chiunque operi in Regime Forfettario sarà obbligato a emettere e ricevere fatture in formato elettronico attraverso il Sistema di Interscambio (SDI) dell’Agenzia delle Entrate.
Vantaggi della fatturazione elettronica
L’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari presenta anche alcuni vantaggi, come la riduzione del rischio di errori e la semplificazione nella conservazione delle fatture. Inoltre, chi aderisce al regime forfettario e utilizza la fatturazione elettronica può beneficiare di una riduzione di un anno dei termini di accertamento fiscale, rendendo l’obbligo una possibile opportunità per chi preferisce una maggiore sicurezza nei rapporti con il Fisco.
Eccezioni all’obbligo
Alcune categorie di soggetti sono esentate dall’obbligo di fatturazione elettronica, tra cui:
- I medici e farmacisti, che emettono fatture destinate al Sistema Tessera Sanitaria;
- I contribuenti minimi, che adottano il regime dei minimi.
In generale, chi non rispetta l’obbligo di emissione di fattura elettronica rischia di incorrere in sanzioni che vanno dal 5% al 10% dell’importo della transazione non documentata, con un minimo di 500 euro.
Come funziona l’imposta sostitutiva al 5%
Uno dei principali vantaggi fiscali offerti dal Regime Forfettario è l’imposta sostitutiva che sostituisce le normali imposte sul reddito, come l’IRPEF, le addizionali regionali e comunali e l’IRAP. In particolare, l’aliquota agevolata del 5% è riservata a chi avvia una nuova attività, rendendo questo regime estremamente vantaggioso per i nuovi imprenditori e professionisti.
Requisiti per l’aliquota al 5%
L’imposta sostitutiva del 5% può essere applicata solo nei seguenti casi:
- L’attività svolta deve essere nuova, cioè non deve essere la continuazione di un’attività precedente, né in forma autonoma né come dipendente.
- Il contribuente non deve aver esercitato attività professionali o imprenditoriali nei tre anni precedenti l’apertura della partita IVA.
- L’attività non deve essere una prosecuzione di un’attività svolta in precedenza da un altro soggetto, ad esempio in caso di cessione d’azienda o di ramo d’azienda.
Se si rispettano questi requisiti, l’imposta sostitutiva sarà del 5% per i primi 5 anni di attività. Dopo i cinque anni, si applicherà l’aliquota standard del 15%.
Calcolo dell’imposta sostitutiva
Il calcolo dell’imposta sostitutiva è molto semplice: si applica l’aliquota del 5% al reddito imponibile determinato con il metodo forfettario. Questo reddito si ottiene moltiplicando i ricavi o compensi percepiti per il coefficiente di redditività specifico per la categoria di attività svolta. Ad esempio, per i professionisti il coefficiente è del 78%, quindi su 10.000 euro di compensi, il reddito imponibile sarà 7.800 euro.
L’imposta sostitutiva viene applicata su questo reddito imponibile. Nel caso dell’aliquota al 5%, su un reddito imponibile di 7.800 euro si pagheranno 390 euro di imposta sostitutiva.
Vantaggi dell’imposta sostitutiva
Rispetto al regime ordinario, l’imposta sostitutiva al 5% è estremamente vantaggiosa, poiché le aliquote IRPEF ordinarie partono dal 23% e possono arrivare fino al 43%. Questo significa che, soprattutto nei primi anni di attività, chi aderisce al Regime Forfettario può ottenere un notevole risparmio fiscale, mantenendo gran parte del reddito prodotto.
Come funzionano i bolli in fattura nel Regime Forfettario
Nel Regime Forfettario, chi emette una fattura senza applicare l’IVA (in quanto il regime prevede l’esenzione dall’imposta sul valore aggiunto) è obbligato a inserire il bollo in fattura se l’importo della fattura è superiore a 77,47 euro. Il bollo è un costo aggiuntivo che va a sostituire l’imposta non applicata in quanto soggetti al regime agevolato.
Come si applica il bollo in fattura
Il bollo ha un valore di 2 euro e deve essere inserito in fattura nelle seguenti situazioni:
- La fattura ha un importo superiore a 77,47 euro.
- La fattura è emessa senza applicazione dell’IVA, come previsto dal Regime Forfettario.
Un esempio di fattura con bollo potrebbe essere il seguente:
Descrizione Servizio | Importo |
---|---|
Prestazione professionale | € 500,00 |
Bollo su fattura | € 2,00 |
Totale | € 502,00 |
In questo caso, il contribuente dovrà far pagare al cliente 502 euro totali, di cui 2 euro sono relativi al bollo che deve essere indicato in fattura.
Come si paga il bollo
I bolli sulle fatture emesse in formato elettronico devono essere versati telematicamente. L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione un servizio per il pagamento del bollo, che avviene a scadenze trimestrali. I contribuenti possono controllare l’importo dovuto e pagarlo direttamente tramite F24 con i codici tributo dedicati.
Gestione delle spese mediche e altre detrazioni nel Regime Forfettario
Nel Regime Forfettario, uno degli aspetti principali è la semplificazione della contabilità, ma questo comporta anche l’impossibilità di portare in detrazione alcune spese, come le spese mediche o altre spese personali che normalmente sono deducibili o detraibili nel regime ordinario.
Spese mediche e detrazioni
Nel Regime Forfettario, i contribuenti non possono dedurre le spese mediche o altre spese personali dal loro reddito imponibile. Questo significa che, diversamente dal regime ordinario, dove è possibile detrarre una parte delle spese mediche (solitamente il 19% dell’importo), nel Regime Forfettario non è possibile applicare queste detrazioni.
Tuttavia, le spese mediche possono comunque essere dichiarate a fini IRPEF nella dichiarazione dei redditi personale del contribuente, separatamente dall’attività professionale o imprenditoriale. Quindi, anche se non riducono il reddito imponibile ai fini dell’imposta sostitutiva, possono comunque generare un risparmio fiscale sotto forma di detrazione IRPEF.
Riforma dello sport e il Regime Forfettario
La recente Riforma dello sport, entrata in vigore nel 2023, ha portato numerose modifiche per chi opera nel settore sportivo. Questa riforma ha introdotto regole più stringenti per le collaborazioni sportive e ha chiarito la gestione fiscale di chi opera con Partita IVA nel settore sportivo, inclusi coloro che aderiscono al Regime Forfettario.
Regime Forfettario per operatori sportivi
Gli operatori sportivi che lavorano con Partita IVA possono aderire al Regime Forfettario se rispettano i limiti di ricavi previsti dalla legge. Per questi soggetti, la gestione fiscale è semplificata, con un’imposta sostitutiva del 15% (o del 5% per le nuove attività), che si applica sul reddito imponibile calcolato con il coefficiente di redditività, che varia in base alla tipologia di attività.
Ad esempio, per un istruttore sportivo con un fatturato annuo di 30.000 euro, il coefficiente di redditività potrebbe essere del 67%, quindi il reddito imponibile sarà 20.100 euro, su cui si applica l’imposta sostitutiva del 15%.
Vendita di immobili e Regime Forfettario
La vendita di immobili è un’operazione piuttosto complessa, soprattutto quando riguarda soggetti che operano nel Regime Forfettario. La vendita di un immobile può essere considerata un’attività imprenditoriale se si tratta di immobili acquistati per la rivendita.
Regime Forfettario e vendita di immobili
I soggetti che operano nel Regime Forfettario possono vendere immobili, ma solo se tale attività non costituisce l’attività prevalente. Se un forfettario effettua compravendite immobiliari in modo sistematico, potrebbe essere necessario passare a un regime fiscale diverso.
Ad esempio, se un contribuente forfettario vende un immobile destinato all’attività professionale (come uno studio o un ufficio), potrebbe essere tenuto a versare imposte sulla plusvalenza generata dalla vendita.
Le imposte da pagare sulla vendita di immobili dipendono dal tipo di immobile e dal tempo di detenzione. Se l’immobile è stato posseduto per più di 5 anni, la plusvalenza non è tassabile, ma se è stato detenuto per meno di 5 anni, si applica la tassazione sulla plusvalenza generata.
Come si calcola il saldo dei contributi INPS per artigiani?
Gli artigiani iscritti alla gestione separata INPS, che operano nel Regime Forfettario, devono versare i contributi previdenziali sia in forma di contributi fissi che di contributi variabili in base al reddito.
Calcolo dei contributi fissi
Indipendentemente dal reddito, gli artigiani devono versare una quota fissa di contributi all’INPS. Per il 2024, i contributi fissi ammontano a circa 3.850 euro annui, pagabili in quattro rate trimestrali. Questi contributi coprono un reddito minimo di 16.243 euro.
Calcolo dei contributi variabili
Oltre ai contributi fissi, gli artigiani che superano il reddito minimo sono tenuti a versare dei contributi aggiuntivi calcolati sul reddito eccedente. Il tasso di contribuzione è pari al 24% per la parte eccedente il reddito minimo.
Esempio:
- Reddito annuo: 25.000 euro.
- Reddito eccedente: 25.000 – 16.243 = 8.757 euro.
- Contributi variabili: 8.757 x 24% = 2.101,68 euro.
In questo caso, l’artigiano dovrà versare 3.850 euro di contributi fissi, più 2.101,68 euro di contributi variabili, per un totale di 5.951,68 euro.
Pagamento dei contributi
Il versamento dei contributi INPS per gli artigiani in regime forfettario avviene in quattro rate, scadenti nei mesi di maggio, agosto, novembre e febbraio dell’anno successivo.
Come funziona il passaggio dal Regime Semplificato al Forfettario
Il passaggio dal Regime Semplificato al Regime Forfettario è generalmente volontario e può avvenire all’inizio di un nuovo anno fiscale, a condizione che vengano rispettati i requisiti di accesso.
Requisiti per aderire al Regime Forfettario
Per passare dal Regime Semplificato al Forfettario, il contribuente deve rispettare i seguenti requisiti:
- Limite di ricavi o compensi non superiore a 85.000 euro.
- Nessuna causa di esclusione, come il possesso di partecipazioni in società o l’utilizzo di regimi fiscali speciali per la determinazione del reddito.
Procedura di passaggio
Il passaggio al Regime Forfettario è possibile a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. Il contribuente deve comunicarlo attraverso la dichiarazione IVA e il modello unico. Dal momento del passaggio, non sarà più tenuto a tenere una contabilità semplificata e potrà beneficiare dell’imposta sostitutiva del 15% (o del 5% per le nuove attività) e della semplificazione amministrativa.
Differenze contributive tra professionisti e commercianti
Nel Regime Forfettario, le regole contributive differiscono tra professionisti e commercianti/artigiani, in quanto i primi sono soggetti alla gestione separata INPS, mentre i secondi devono versare contributi alla gestione artigiani e commercianti.
Contributi per professionisti
I professionisti iscritti alla gestione separata INPS devono versare i contributi previdenziali calcolati in base al 25,72% del reddito imponibile. Non vi è alcuna quota fissa, e i contributi sono direttamente proporzionali al reddito. Inoltre, i professionisti possono beneficiare della riduzione contributiva del 35% se rispettano i requisiti previsti.
Contributi per commercianti e artigiani
Gli artigiani e commercianti iscritti alla gestione INPS devono invece versare contributi che includono una parte fissa e una parte variabile:
- Quota fissa: indipendentemente dal reddito, i commercianti devono versare circa 3.850 euro annui (importo del 2024).
- Quota variabile: se il reddito supera una soglia minima, viene applicata un’aliquota del 24% sulla parte eccedente il reddito minimo.
Queste differenze comportano un impatto significativo sulle modalità di versamento dei contributi per le due categorie.
Gestione della NASPI per titolari di Partita IVA in Regime Forfettario
La NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è l’indennità di disoccupazione che viene erogata ai lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il lavoro. Anche i titolari di Partita IVA nel Regime Forfettario possono avere diritto alla NASPI, a determinate condizioni.
Condizioni per accedere alla NASPI
Per i titolari di Partita IVA che precedentemente hanno lavorato come dipendenti, la NASPI può essere erogata se:
- Si trovano in una situazione di disoccupazione involontaria.
- Hanno maturato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la disoccupazione.
È possibile percepire la NASPI anche se si apre una Partita IVA, ma il reddito generato dalla Partita IVA non deve superare 4.800 euro annui. Se si prevede di superare questa soglia, è necessario comunicare all’INPS l’importo del reddito stimato.
Regime Forfettario e lavoro dipendente
Il Regime Forfettario può essere compatibile con un’attività da lavoratore dipendente, ma ci sono alcune regole e limitazioni da rispettare.
Compatibilità tra Forfettario e lavoro dipendente
I lavoratori dipendenti possono aprire una Partita IVA e aderire al Regime Forfettario, purché i loro ricavi annuali da lavoro autonomo non superino 85.000 euro. Tuttavia, non possono aderire al Forfettario se percepiscono più di 30.000 euro lordi annui come reddito da lavoro dipendente e l’attività con Partita IVA è effettuata in prevalenza nei confronti dello stesso datore di lavoro o soggetti correlati.
Vantaggi fiscali lavoratori dipendenti
Uno dei principali vantaggi è la possibilità di beneficiare dell’imposta sostitutiva del 15% sul reddito generato dalla Partita IVA, senza l’obbligo di tenuta della contabilità ordinaria. Inoltre, i lavoratori dipendenti non sono soggetti ai contributi previdenziali aggiuntivi sulla loro attività autonoma, se già coperti dalla previdenza derivante dal lavoro dipendente.
Esempio: Un lavoratore dipendente con un reddito di 28.000 euro annui può avviare un’attività in regime forfettario e versare un’imposta sostitutiva del 15% sul reddito derivante dall’attività autonoma. Se il reddito autonomo è di 10.000 euro, dovrà versare 1.500 euro di imposta sostitutiva.
Gestione dei collaboratori nel Regime Forfettario
Il Regime Forfettario consente ai titolari di Partita IVA di avere collaboratori, ma con alcune limitazioni. La gestione dei collaboratori in questo regime può variare a seconda della tipologia di rapporto lavorativo (dipendente, collaboratore occasionale, collaboratore a progetto, etc.) e delle spese che il regime consente di dedurre.
Limiti per l’assunzione di dipendenti
Nel Regime Forfettario, il titolare di Partita IVA può assumere dipendenti o collaboratori, ma i costi complessivi sostenuti per i compensi corrisposti a questi soggetti non devono superare i 20.000 euro annui. Questo limite include tutte le forme di retribuzione, che siano salari o compensi per prestazioni occasionali.
Gestione dei compensi e contributi
Le spese per i collaboratori non vengono direttamente dedotte dal reddito imponibile, poiché il Regime Forfettario prevede un calcolo forfettario del reddito sulla base dei ricavi. Tuttavia, il titolare dell’attività è responsabile del pagamento dei contributi previdenziali dovuti per i collaboratori, che variano in base alla tipologia di contratto utilizzato.
Scadenze per la dichiarazione dei redditi in Regime Forfettario
Le scadenze fiscali per chi aderisce al Regime Forfettario sono molto simili a quelle previste per gli altri contribuenti, anche se semplificate. La dichiarazione dei redditi per le Partite IVA in Regime Forfettario segue il calendario annuale previsto per la maggior parte dei contribuenti italiani.
Le principali scadenze fiscali includono:
- 16 giugno: Scadenza per il versamento dell’acconto IRPEF e dei contributi previdenziali.
- 30 giugno: Scadenza per il pagamento dell’imposta sostitutiva (saldo e acconto).
- 30 novembre: Scadenza per il secondo acconto IRPEF e contributi previdenziali.
Per evitare sanzioni, è importante rispettare queste date e predisporre in tempo utile la documentazione necessaria per la dichiarazione dei redditi.
Come inviare la dichiarazione dei redditi per Partite IVA Forfettarie
L’invio della dichiarazione dei redditi per chi è titolare di Partita IVA Forfettaria può avvenire sia autonomamente, tramite il modello Redditi PF, sia attraverso il supporto di un consulente fiscale (commercialista o CAF).
Passaggi per l’invio della dichiarazione:
- Compilazione del modello Redditi PF: Questo modello sostituisce il vecchio modello Unico e include tutte le informazioni sui redditi da attività autonoma, oltre ai dati personali e alle informazioni sui redditi da altre fonti.
- Accesso al portale Fisconline: La dichiarazione può essere inviata online attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate utilizzando le credenziali SPID, CNS o CIE.
- Conferma del versamento delle imposte: L’ultima fase consiste nel versare le imposte dovute tramite F24, che può essere inviato telematicamente sempre attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate o tramite la propria banca.
Come dedurre spese mediche e universitarie
Le spese mediche e universitarie non sono deducibili nel Regime Forfettario, poiché questo regime non consente la deduzione di costi effettivamente sostenuti. Tuttavia, è possibile beneficiare di detrazioni per alcune tipologie di spese, purché siano compatibili con il regime fiscale.
Spese mediche
Le spese mediche sostenute dal titolare della Partita IVA o dai familiari a carico possono essere detratte nella misura del 19% per l’importo che eccede la franchigia di 129,11 euro. Queste detrazioni non influenzano il calcolo del reddito forfettario, ma riducono l’imposta sostitutiva da versare.
Spese universitarie
Anche le spese per corsi universitari o master possono essere detratte al 19%, entro i limiti stabiliti annualmente per le diverse categorie di atenei (statali o privati). Questi costi possono essere detratte esclusivamente per il titolare della Partita IVA o per i familiari a carico.
Tassazione dei diritti d’autore nel Regime Forfettario
I diritti d’autore percepiti nel Regime Forfettario sono soggetti a una tassazione specifica. I compensi derivanti dalla cessione dei diritti d’autore possono beneficiare di una tassazione forfettaria se rientrano nei limiti di compensi del regime.
Regime fiscale per i diritti d’autore
Per chi aderisce al Regime Forfettario, i compensi derivanti dai diritti d’autore rientrano nel calcolo del reddito forfettario complessivo e sono soggetti all’imposta sostitutiva del 15% (5% per i primi 5 anni di attività). Tuttavia, è importante distinguere tra compensi derivanti dalla cessione dei diritti d’autore e quelli per prestazioni professionali, in quanto solo i primi possono beneficiare di particolari agevolazioni.
Esempio pratico cessione di diritti d’autore
Se un professionista nel Regime Forfettario percepisce 10.000 euro per la cessione di diritti d’autore, su tale importo sarà applicato il coefficiente di redditività stabilito dal regime per calcolare il reddito imponibile. Supponendo che il coefficiente sia del 67%, il reddito imponibile sarà pari a 6.700 euro, su cui si applica l’imposta sostitutiva del 15%, per un totale di 1.005 euro da versare.
Gestione delle locazioni brevi in Regime Forfettario
Le locazioni brevi (inferiori a 30 giorni) rientrano tra le attività che possono essere gestite all’interno del Regime Forfettario. Tuttavia, è importante distinguere tra locazioni occasionali e attività di locazione organizzata, poiché il trattamento fiscale può variare.
Regime forfettario per le locazioni brevi
I proventi derivanti dalle locazioni brevi sono soggetti all’imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività), purché l’attività rientri nei limiti di fatturato stabiliti dal regime (attualmente 85.000 euro).
Se si tratta di un’attività organizzata e continuativa, la locazione può essere considerata un’attività imprenditoriale, nel qual caso è necessario aprire una Partita IVA con codice ATECO specifico per le locazioni immobiliari.
Esempio pratico:
Se un soggetto percepisce 20.000 euro annui da locazioni brevi e aderisce al Regime Forfettario, con un coefficiente di redditività del 40%, il reddito imponibile sarà pari a 8.000 euro, su cui si applica l’imposta sostitutiva del 15% (o 5%), determinando un’imposta di 1.200 euro o 400 euro rispettivamente.
Il concordato preventivo biennale per Partite IVA
Il concordato preventivo biennale è uno strumento utilizzato in alcune circostanze dalle Partite IVA per ridurre il rischio di accertamenti fiscali. Questo meccanismo consente ai titolari di Partita IVA di accordarsi con l’Agenzia delle Entrate su una base imponibile per il calcolo delle imposte per un periodo di due anni.
Come funziona:
- Il contribuente presenta una richiesta all’Agenzia delle Entrate.
- In caso di approvazione, viene stabilito un importo fisso su cui calcolare le imposte.
- Durante il periodo concordato, il contribuente non può essere sottoposto a controlli fiscali, purché rispetti l’accordo.
Questo sistema può essere vantaggioso per chi opera in settori con ricavi difficili da determinare o fluttuanti, offrendo una maggiore certezza sul piano fiscale.
Modifiche dei dati aziendali in corso d’anno
Le modifiche dei dati aziendali in corso d’anno, come il cambio di indirizzo, la variazione del codice ATECO, o il trasferimento della sede legale, devono essere comunicate tempestivamente all’Agenzia delle Entrate, anche se si aderisce al Regime Forfettario.
Procedura per la comunicazione:
- Le modifiche devono essere effettuate attraverso il modello AA7/AA9, utilizzato per la comunicazione delle variazioni.
- Le variazioni devono essere comunicate entro 30 giorni dal verificarsi dell’evento.
- In alcuni casi, come la modifica del codice ATECO, può essere necessario aggiornare anche la posizione INPS o INAIL, se si hanno dipendenti.
Esempio:
Se un contribuente con Partita IVA in Regime Forfettario trasferisce la sede operativa da Roma a Milano, deve comunicare la variazione all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni, utilizzando il modulo apposito.
Codici ATECO: quali scegliere per il Regime Forfettario?
Il codice ATECO identifica l’attività economica svolta da una Partita IVA ed è fondamentale per chi aderisce al Regime Forfettario, poiché il coefficiente di redditività su cui vengono calcolate le imposte varia in base all’attività svolta.
Come scegliere il codice ATECO giusto:
- Il codice ATECO deve descrivere accuratamente l’attività principale dell’azienda o del professionista.
- I codici ATECO per attività di servizi, commercio, artigianato o professioni intellettuali hanno coefficienti di redditività diversi (dal 40% al 78%).
- Scegliere il codice corretto è essenziale per non incorrere in errori di tassazione o accertamenti.
Esempio di codici ATECO:
- 74.10.21: Attività di grafica pubblicitaria (coefficiente di redditività: 78%).
- 46.19.02: Commercio all’ingrosso non specializzato (coefficiente di redditività: 40%).
Elenco dei regimi speciali ai fini IVA
Oltre al Regime Forfettario, esistono diversi regimi speciali ai fini IVA che si applicano a specifiche attività economiche. Questi regimi semplificano il calcolo dell’IVA per categorie di contribuenti che operano in settori particolari.
Principali regimi speciali:
- Regime agricolo: per i produttori agricoli, con calcolo dell’IVA tramite un sistema di percentuali di compensazione.
- Regime del margine: per il commercio di beni usati, opere d’arte e oggetti da collezione, dove l’IVA si applica solo sul margine di guadagno.
- Regime IVA per agenzie di viaggio: calcolo dell’IVA sul margine di profitto derivante dalla vendita di pacchetti turistici.
Applicazione regimi speciali:
Questi regimi non sono compatibili con il Regime Forfettario, poiché chi aderisce al regime speciale non può usufruire delle agevolazioni del regime forfettario.
Questi articoli offrono una panoramica su diverse tematiche fiscali e gestionali legate al Regime Forfettario, con esempi pratici e informazioni utili per gestire al meglio la propria Partita IVA.
Vantaggi fiscali per artigiani in Regime Forfettario
Il Regime Forfettario offre una serie di vantaggi fiscali per gli artigiani. Si tratta di un regime agevolato che consente di semplificare la gestione fiscale, soprattutto per chi svolge attività manuali o di produzione.
I principali vantaggi fiscali includono:
- Imposta sostitutiva del 15% (o del 5% per i primi 5 anni di attività), che sostituisce IRPEF, addizionali regionali e comunali e IRAP.
- Nessun obbligo di tenuta delle scritture contabili complesse, ma solo la conservazione delle fatture emesse e ricevute.
- Esenzione dal pagamento dell’IVA, semplificando il rapporto con i clienti che non devono versare l’IVA sui beni o servizi acquistati.
Esempio di tassazione:
Un artigiano con un fatturato annuo di 30.000 euro e un coefficiente di redditività del 67% avrebbe un reddito imponibile di 20.100 euro. L’imposta sostitutiva del 15% su questo importo sarebbe 3.015 euro.
Questo regime risulta molto conveniente per artigiani con ricavi limitati, in quanto la tassazione e la gestione amministrativa sono notevolmente semplificate rispetto ad altri regimi fiscali.
Partita IVA e pensioni: cosa sapere
Gestire una Partita IVA mentre si percepisce una pensione, o prepararsi alla pensione con una Partita IVA, richiede attenzione a diversi aspetti normativi e contributivi.
Principali considerazioni:
- Cumulo pensione e Partita IVA: È possibile continuare a lavorare e avere una Partita IVA anche se si è già pensionati. Tuttavia, i guadagni derivanti dall’attività professionale saranno soggetti a tassazione. Per sfruttare i vantaggi del regime forfettaio è necessario avere una pensione lorda non superiore a 30.000€
- Contributi previdenziali: Chi è già pensionato non è tenuto al versamento dei contributi INPS relativi all’attività in Partita IVA, ma deve versare l’imposta sostitutiva, se si trova in Regime Forfettario.
- Contributi per chi si avvicina alla pensione: Se si è ancora in attività e non ancora pensionati, i contributi versati influenzeranno l’importo della futura pensione.
In entrambi i casi, è importante valutare l’opportunità di continuare o cessare l’attività in base ai propri obiettivi finanziari.
Come gestire collaboratori dipendenti e occasionali
Anche in Regime Forfettario, è possibile assumere collaboratori o gestire lavoratori occasionali, ma con alcune limitazioni.
Gestione dei dipendenti:
- I forfettari possono assumere dipendenti o collaboratori subordinati, ma devono rispettare le normative sul lavoro e i relativi oneri previdenziali e assicurativi.
- I costi del personale non sono deducibili nel Regime Forfettario, quindi vanno sostenuti interamente dall’imprenditore senza ottenere agevolazioni fiscali dirette.
Gestione dei collaboratori occasionali:
- I collaboratori occasionali non necessitano di un contratto formale e sono pagati tramite ritenuta d’acconto se il compenso annuale non supera i 5.000 euro.
- Superata questa soglia, è necessario aprire una posizione INPS per il lavoratore, con conseguente versamento dei contributi previdenziali.
Sia per i dipendenti che per i collaboratori occasionali, è fondamentale essere in regola con le normative sul lavoro per evitare sanzioni.
Cosa fare in caso di mancato pagamento delle imposte
Nel caso in cui un titolare di Partita IVA in Regime Forfettario non riesca a pagare le imposte dovute, esistono delle procedure specifiche da seguire per evitare sanzioni più gravi.
Azioni da intraprendere:
- Rateizzazione del debito fiscale: È possibile chiedere all’Agenzia delle Entrate la rateizzazione delle somme dovute, evitando così l’accumulo di interessi e sanzioni.
- Ravvedimento operoso: Se il pagamento viene effettuato in ritardo ma entro un certo limite di tempo, è possibile usufruire del ravvedimento operoso, pagando una sanzione ridotta in base al ritardo.
- Controlli e sanzioni: Se il pagamento viene completamente ignorato, l’Agenzia delle Entrate può avviare procedure di recupero forzoso, come il pignoramento di beni o il blocco dei conti correnti.
È sempre consigliabile regolarizzare le situazioni di debito il prima possibile per evitare costi aggiuntivi e problemi con il fisco.
Acquisti dall’estero e dichiarazione dei redditi
Gli acquisti dall’estero da parte di una Partita IVA in Regime Forfettario seguono regole diverse rispetto a quelle degli acquisti nazionali, specialmente per quanto riguarda l’IVA.
Acquisti intracomunitari:
- Gli acquisti effettuati all’interno dell’Unione Europea non sono soggetti all’IVA, ma è necessario presentare il modello INTRA se si superano 10.000 euro di acquisti annui.
- La Partita IVA forfettaria deve comunque inserire tali operazioni nella dichiarazione dei redditi.
Acquisti extracomunitari:
- Gli acquisti da paesi extra-UE possono essere soggetti a dazi doganali e imposte di importazione.
- Anche in questo caso, è necessario riportare tutte le spese nella dichiarazione annuale per garantire una corretta rendicontazione fiscale.
Esempio Acquisti dall’estero
Un professionista che acquista attrezzature da un fornitore tedesco per 12.000 euro deve presentare il modello INTRA e includere tali acquisti nella dichiarazione dei redditi, pur non essendo soggetto all’IVA.
Come si calcola l’INPS per commercianti in Regime Forfettario?
I contributi INPS per i commercianti in Regime Forfettario si basano su regole specifiche e sono obbligatori per chi svolge attività commerciale. Il calcolo dei contributi varia in base al reddito e alla categoria di appartenenza.
1. Contributi fissi INPS per commercianti
Indipendentemente dal reddito, i commercianti devono versare i cosiddetti contributi fissi all’INPS, che ammontano a circa 3.923,04 euro annui (nel 2024) e si suddividono in quattro rate trimestrali. Questo importo corrisponde al 33% del reddito minimale stabilito dall’INPS, che per il 2024 è di circa 17.504 euro.
Anche se il commerciante non raggiunge questo livello di reddito, dovrà comunque versare questa cifra.
2. Contributi INPS proporzionali al reddito
Se il reddito supera i 17.504 euro, il commerciante dovrà pagare anche una quota aggiuntiva di contributi, pari al 24,09% della parte eccedente il minimale. È importante notare che il 24,09% è l’aliquota ridotta, disponibile per chi aderisce al Regime Forfettario, rispetto al tasso ordinario applicato in altri regimi fiscali.
Esempio di calcolo
Immaginiamo un commerciante con un reddito imponibile di 25.000 euro. Il calcolo dell’INPS sarà strutturato in due parti:
- Parte 1: Contributo fisso per i primi 17.504 euro di reddito:
- 3.923,04 euro (versati indipendentemente dal reddito).
- Parte 2: Contributo proporzionale per il reddito eccedente i 17.504 euro:
- 25.000 euro – 17.504 euro = 7.496 euro.
- 7.496 euro x 24,09% = 1.806,82 euro.
Totale contributi INPS
- Contributo fisso: 3.923,04 euro
- Contributo proporzionale: 1.806,82 euro
- Totale: 5.729,86 euro
3. Riduzione del 35% per chi aderisce al Regime Forfettario
I commercianti che aderiscono al Regime Forfettario possono richiedere una riduzione del 35% sui contributi INPS. Questa agevolazione si applica sia ai contributi fissi che a quelli proporzionali.
Nell’esempio precedente, con la riduzione del 35%, il calcolo sarà il seguente:
- Contributo fisso ridotto: 3.923,04 euro x 65% = 2.550,98 euro.
- Contributo proporzionale ridotto: 1.806,82 euro x 65% = 1.174,43 euro.
- Totale ridotto: 2.550,98 + 1.174,43 = 3.725,41 euro.
Questa riduzione rappresenta un notevole vantaggio per i commercianti in Regime Forfettario, in quanto consente di abbattere significativamente i costi contributivi.
Le scadenze INPS trimestrali nel Regime Forfettario
I contribuenti che aderiscono al Regime Forfettario e sono iscritti alla Gestione Commercianti o Gestione Artigiani dell’INPS devono rispettare delle scadenze trimestrali per il pagamento dei contributi previdenziali. I contributi sono versati in quattro rate distribuite nel corso dell’anno.
Scadenze trimestrali dei contributi INPS
Le scadenze per il pagamento dei contributi fissi e, se necessario, di quelli variabili, sono le seguenti:
- 16 maggio: Scadenza della prima rata.
- 20 agosto: Scadenza della seconda rata (in genere prorogata al primo giorno lavorativo utile se cade in periodo festivo).
- 16 novembre: Scadenza della terza rata.
- 16 febbraio (dell’anno successivo): Scadenza della quarta rata.
Queste date sono fisse e si applicano ogni anno, anche se è possibile che vengano introdotte proroghe in situazioni particolari, come in caso di emergenze o cambiamenti legislativi.
Modalità di pagamento
I contributi INPS possono essere versati attraverso il modello F24, che viene generato automaticamente all’interno del cassetto previdenziale del contribuente disponibile sul portale INPS. È fondamentale ricordare che il mancato pagamento nei termini previsti comporta l’applicazione di sanzioni e interessi di mora.
Calcolo dei contributi variabili
Oltre ai contributi fissi, i commercianti e artigiani che superano il reddito minimale di 17.504 euro dovranno versare una quota proporzionale del 24,09% (con riduzione del 35% se richiesta) sul reddito eccedente, che viene calcolata e versata successivamente, in occasione della dichiarazione dei redditi.
Cosa succede se non si rispettano le scadenze?
Se non si rispettano le scadenze, l’INPS applica interessi di mora e può procedere con la riscossione tramite cartelle esattoriali. È quindi importante non dimenticare queste date e prevedere una corretta gestione dei flussi finanziari per garantire il versamento puntuale.
Come scegliere il coefficiente di redditività per la tua attività nel Regime Forfettario
Il coefficiente di redditività è uno degli elementi chiave per determinare il reddito imponibile nel Regime Forfettario. La scelta del corretto coefficiente dipende dal tipo di attività che svolgi, poiché ogni categoria ha un coefficiente specifico. Questo valore è stabilito dalla normativa fiscale e rappresenta una percentuale fissa dei ricavi o compensi annui che viene considerata come base imponibile per il calcolo delle imposte.
Cos’è il coefficiente di redditività?
Il coefficiente di redditività è la percentuale dei ricavi che viene utilizzata per determinare il reddito imponibile nel Regime Forfettario. Il restante importo, cioè la differenza tra i ricavi totali e il reddito imponibile, è considerato come costo forfettario e non richiede alcuna giustificazione tramite documentazione di spese.
Ad esempio, se il coefficiente di redditività della tua attività è del 78% e hai guadagnato 50.000 euro in un anno, il tuo reddito imponibile sarà 39.000 euro (78% di 50.000). Il restante 22% rappresenta le spese che si presume tu abbia sostenuto e non dovrai giustificarle.
Come si sceglie il coefficiente di redditività?
Il coefficiente di redditività viene determinato in base al codice ATECO associato alla tua attività. Ogni codice ATECO ha un coefficiente specifico, che può variare a seconda del tipo di lavoro svolto. Ecco alcuni esempi di coefficienti di redditività:
- 78% per professionisti e consulenti
- 67% per attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso
- 86% per artigiani
- 40% per agricoltori
Importanza della scelta del codice ATECO corretto
La scelta del giusto codice ATECO è cruciale, poiché determina non solo il coefficiente di redditività, ma anche le agevolazioni fiscali e i contributi previdenziali da versare. Un errore nella scelta del codice ATECO potrebbe portare a un calcolo sbagliato del reddito imponibile e delle imposte da pagare.
Esempio pratico di calcolo
Immagina di essere un commerciante con un codice ATECO che ha un coefficiente di redditività del 67%. Se in un anno realizzi 70.000 euro di ricavi, il tuo reddito imponibile sarà così calcolato:
- Ricavi: 70.000 euro
- Coefficiente di redditività: 67%
- Reddito imponibile: 70.000 × 67% = 46.900 euro
Questo reddito sarà utilizzato per il calcolo delle imposte e dei contributi previdenziali.
Hai bisogno di assistenza per aprire la Partita IVA o cambiare consulente?
Aprire una Partita IVA o scegliere il regime fiscale più adatto può essere complicato, soprattutto se non sei sicuro di quale sia il miglior codice ATECO o coefficiente di redditività per la tua attività. Inoltre, gestire correttamente le imposte e i contributi richiede una pianificazione fiscale attenta. Se ti senti incerto o hai bisogno di chiarimenti, è importante ricevere assistenza qualificata.
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